Se si prova ad immaginare un luogo che sia ottimale per la costruzione di una centrale idroelettrica, di certo «Nel bel mezzo di un deserto» non è la prima risposta che viene in mente. Eppure la società energetica cilena Valhalla ha deciso che il deserto di Atacama, situato nel Cile settentrionale, è il luogo ideale per tale impresa. L'impianto fornirà energia per le tre province con le quali confina il deserto e taglierà drasticamente la loro dipendenza dai combustibili fossili.
L'idea è quella di approfittare della geografia unica di questo posto per risolvere uno dei problemi più difficili che riguardano l'energia solare e quella eolica: l'incoerenza. Il sole non splende sempre, il vento non soffia sempre, ma c'è un ma: il Cile è una lingua di terra lunga e stretta, in cui la distanza che separa il mare dalle montagne è molto ridotta.
La possibilità di accedere sia alle regioni costiere che alle alte montagne ha fatto nascere il progetto di prelevare le acque dell'Oceano Pacifico, grazie a delle pompe ad energia solare, e portarle in due serbatoi posizionati sulle Ande: in questo modo, si potrà procede alla costruzione di un impianto che utilizzi la gravità per sfruttare la potenza delle acque che scorrono verso il mare. Entrambi i serbatoi potranno contenere un volume d'acqua equiparabile a 22.000 piscine olimpioniche e, grazie a questo, l'impianto avrà una capacità di 300 MW, sufficienti per alimentare le tre province di cui sopra, per tutto il giorno. L'azienda Valhalla sta ancora cercando investitori e spera di iniziare i lavori il prossimo anno: la costruzione dovrebbe durare circa tre anni e mezzo.
Il deserto di Atacama è forse l'unico posto al mondo in cui si può sviluppare un progetto di questo tipo, ma la tecnologia è molto promettente e potrebbe essere adattata ad altre aree difficili del mondo.
EC