Abitare sostenibile/ 9 La caldaia a biomassa

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Cos’è? Come funziona? Quanto costa e quale tipologia è più adatta alla nostra abitazione? Ecco la puntata che Ecoseven ha dedicato alla caldaia a biomassa. Può sembrare un ritorno al passato ma non lo è

Cambiare caldaia, abbandonando il gas naturale per l’energia rinnovabile del legno non significa di certo ritornare al passato. Oggi il mercato offre soluzioni eco che non hanno nulla di invidiare, in quanto ad efficienza e praticità d’uso, ai modelli a gas e la caldaia a biomassa è un’ottima soluzione. Si tratta di un involucro in lamiera metallica, grande più o meno come un frigorifero, al cui interno è presente la camera di combustione. Qui la biomassa viene prima massificata poi bruciata, mentre fumi e calore vengono espulsi tramite la canna fumaria.

In commercio vi sono a disposizione tre tipi di combustibili: la legna, il cippato (ovvero, dei pezzettini di legno ricavati da scarti di segherie o da potature) e il pellet (derivato dagli scarti del legno di faggio, abete, rovere, frassino ed ontano). Se state cercando una caldaia per un abitazione singola, a meno che non sia molto grande, escludete già in partenza un impianto a cippato: questa soluzione, infatti, è l’ideale per grandi sistemi centralizzati, come quelli di un condominio o per reti di teleriscaldamento che collegano più edifici. Per impianti unifamiliari, specie se si ha accesso gratuitamente o a poco prezzo al combustibile, è consigliabile la legna vera e propria: le più moderne caldaie di questo tipo, sia a gassificazione che a fiamma inversa, hanno l’accensione automatica, sono modulabili, si interfacciano perfettamente con un termostato e arrivano a rendimenti anche al di sopra del 90%. Unico limite, la comodità. Bisogna, infatti, effettuare a mano una o due cariche di legna al giorno, svuotando poi la cenere rimasta ogni due o tre giorni. Alcuni modelli hanno un automatismo che lo fa al posto vostro, mentre altre necessitano di una pulizia settimanale degli scambiatori.

L’ideale è la caldaia a pellet. Il pellet che si trova in commercio può essere di qualità differenti. Ad esempio, quello con una minima umidità residua è di qualità maggiore, avendo un potere calorifero più elevato ed emissioni ridotte. Le più moderne caldaie di questo tipo sono completamente automatizzate: basta svuotare la cenere una volta l’anno e per il resto si gestiscono come una caldaia a gas. Il pellet, poi, va tenuto in un luogo asciutto e riscaldato, vista la sua tendenza ad assorbire umidità.

Gli impianti per una caldaia a biomassa costano più o meno da 1,5 a 3 volte più dei loro concorrenti a gas. Per quanto riguarda, infine, l’installazione, la prima cosa da considerare è lo spazio che serve a stoccare il combustibile. Potrebbero poi essere necessari lavori alle canne fumarie, anche se le caldaie a biomassa più moderne non richiedono diametri della canna superiori rispetto a quelle a gas. Altre due spese aggiuntive da considerare sono il buffer, il serbatoio d’acqua che accumula il calore, indispensabile per le caldaie a legna e consigliato anche per quelle a pellet, e un sistema di regolazione, al fine di coordinare al meglio la caldaia con altre fonti di energia, come, ad esempio, i pannelli solari. Toppo per voi? Beh, ricordatevi che, a patto che rispettino certi requisiti (devono avere la classe 3 della certificazione EN 303/5), l’investimento iniziale verrà sicuramente recuperato nell’arco di 3-6 anni.

(Flavia Dondolini)

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