Un deposito radioattivo a Taranto, a pochi passi dall’Ilva

Condividi questo articolo:

Una situazione davvero pericolosa: a Statte, in un paese in provincia di Taranto, vi è un deposito con 17.000 fusti radioattivi

 

Doveva essere un deposito temporaneo, in realtà sono oramai anni che Statte, un comune vicino Taranto, attende la bonifica di un deposito radioattivo. Sì, in questo piccolo paese si nascondono ben 16.724 fusti pericolosi: si tratta del sito Cemerad, dove 3.344 fusti contengono rifiuti radioattivi mentre nei rimanenti 13.380 i rifiuti sono decaduti. Da oltre dieci anni il deposito è sotto sequestro preventivo con affidamento in custodia giudiziaria all’assessore all’ecologia del comune di Statte.

A sottolineare l’urgenza della questione è anche il presidente della commissione Ecomafie, Alessandro Bratti, che rivolgendosi al premier Matteo Renzi, ha affermato: ‘”In qualità di presidente della commissione Ecomafie ho scritto al presidente del consiglio: questa è una situazione da risolvere non in breve ma in brevissimo tempo, per non dire dopo ‘l’avevamo detto’’. Bratti ci tiene anche a ricordare che che il deposito si trova a soli 15 km dall’Ilva.

 

Il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, in Aula a Montecitorio rispondendo a un’interrogazione parlamentare,  presentando il quadro della situazione, ha sottolineato che il comando provinciale dei Vigili del fuoco sta anche predisponendo ”il Piano di emergenza” da attuare in caso di incidenti al deposito e che per ‘”il capo della Protezione civile la soluzione definitiva del problema deve trovare opportuna copertura finanziaria nelle risorse ordinarie della regione Puglia e delle altre amministrazioni locali interessate’.

gc

Questo articolo è stato letto 28 volte.

deposito, deposito radioattivo, Ilva, radioattività, Statte, Taranto

Comments (9)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Ecoseven è un prodotto di Ecomedianet S.r.l. Direzione e redazione: Lungotevere dei Mellini n. 44 - 00193 Roma
Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 482/2010 del 31/12/2010.redazione@ecoseven.net