Clima: Amazzonia al centro della conferenza Onu di Lima
Nella capitale peruviana proseguono le trattative dei governi sulle emissioni: si parla anche di deforestazione
Abbiamo da poco assistito allo storico accordo Usa-Cina sulle emissioni, ma è giunto il momento di passare all’azione. Per questo la conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a Lima, in Perù, dal primo dicembre, sarà un banco di prova della effettiva volontà di cambiamento: i governi dovranno concordare il quadro del nuovo strumento legale che dovrà essere approvato al summit di Parigi nel 2015.
Non abbassa la guardia il Wwf, che attraverso Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia, avverte: ‘le conseguenze dell’inazione sarebbero tremende, le alternative ai combustibili fossili stanno già dimostrando tutte le loro potenzialità: dire che la sfida è difficile non è più una scusa valida’.
La vicina Foresta amazzonica sarà per forza di cose protagonista, anche perché le emissioni derivanti dai processi di deforestazione hanno raggiunto nel 2013 la cifra di 3,3 miliardi di tonnellate, pari all’8% delle emissioni totali.
Secondo il Global Carbon Project, nel 2013 la concentrazione di biossido di carbonio nella composizione chimica dell’atmosfera ha raggiunto le 395 ppm; si tratta della concentrazione più alta registrata negli ultimi 800.000 anni ed è del 43% più alta della concentrazione esistente agli inizi della Rivoluzione Industriale nel 1750 che risultava essere di circa 277 ppm.
Inoltre il Global Carbon Budget indica la cifra di emissioni che saranno raggiunte entro la fine del 2014 in 40 miliardi di tonnellate di Co2, il più alto livello di emissioni toccato nella storia umana, con un incremento del 2,5% rispetto al 2013.
Secondo il recente rapporto Futuro Climatico da Amazonia, la Foresta amazzonica gioca un ruolo di primo piano nella regolazione del clima, ruolo messo a rischio dalla deforestazione, con una drastica riduzione dei meccanismi di evapotraspirazione, alterazione nella formazione delle nubi, nella dinamica delle precipitazioni e nei prolungamenti delle stagioni secche con diffusione dei processi di aridificazione in diverse aree amazzoniche.
Per questo la deforetstazione dei polmoni verdi del pianeta rappresenta un rischio grave al parei delle emissioni.
Dall’occupazione umana non tribale dell’Amazzonia sono stati distrutti almeno 42 miliardi di alberi, circa 2.000 al minuto, in maniera ininterrotta da almeno 40 anni.
Secondo il Wwf i governi devono agire con urgenza anche nel periodo pre-2020 mettendo in atto le seguenti azioni:
– Aumentare l’uso di energie rinnovabili al 25%
– Raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2020
– Aumento degli impegni di riduzione delle emissioni già assunti dai Paesi sviluppati
– Assicurare che i Paesi in via di sviluppo rafforzino le azioni già intraprese
– Supporto immediato alle azioni mirate su foreste e agricoltura
Nel lungo periodo, sempre secondo il Wwf, dovremo eliminare gradualmente i combustibili fossili e arrivare al 100% di energia rinnovabile entro il 2050.
a.po
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