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Indonesia: brucia l’ultimo rifugio degli oranghi

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Continuano gli incendi (dolosi) nel paese del sud est asiatico

Ogni anno, in questo periodo, gli incendi bruciano le foreste dell’Indonesia: c’è una nube di fumo e cenere che si espande fino ai paesi confinanti rilasciando migliaia di tonnellate di Co2 nell’atmosfera.

Non si tratta di un fenomeno naturale, è la conseguenza di pratiche illegali che Greenpeace definisce: ‘un duro promemoria dell’eredità distruttiva dei settori dell’olio di palma e della produzione di cellulosa’.

Purtroppo ormai gli incendi circondano le principali aree protette del paese; la situazione più grave è causata da alcuni focolai in prossimità del Parco Nazionale di Gunung Palung (Borneo), habitat dell’ultima grande popolazione di oranghi selvatici al mondo. 

‘Al di fuori del parco nazionale – spiega Greenpeace -, l’habitat dell’orango è già stato totalmente distrutto dall’espansione indiscriminata delle piantagioni industriali di palma da olio e acacia per la produzione di cellulosa. In Indonesia, oltre il 75 per cento dei focolai di incendio si verificano nelle torbiere, foreste umide in cui la biomassa si accumula sotto il pelo dell’acqua ed è sottoposta a un lento processo di macerazione che la trasforma in torba. In una foresta integra, è praticamente impossibile che la torba venga consumata dalle fiamme. Ma quando le foreste vengono abbattute, si scavano canali per drenare il suolo e per far posto alle piantagioni industriali, la torba diventa estremamente vulnerabile agli incendi, spesso appiccati illegalmente.’.

Il vertice del clima di Parigi si avvicina e l’Indonesia è ancora infuocata. Il fenomeno ha ormai assunto enormi proporzioni e il disastro riguarda il pianeta intero.

 

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fuochi, incendi, Indonesia, olio di palma, orango

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